L’11 ottobre ricorre la Giornata Mondiale delle bambine e delle ragazze, fortemente voluta dall’Onu, per puntare ancora una volta i riflettori sui diritti negati a tante minorenni nel mondo ancora oggi: violenze, abusi e discriminazioni a cui milioni di bambine e giovani ragazze vengono sottoposte ogni giorno in moltissimi paesi.
Basti pensare che oltre 700 milioni di donne nel globo si sono sposate prima dei 18 anni, ogni sette secondi una ragazza con meno di 15 anni diventa moglie, mentre nei lunghi viaggi per raggiungere l’Europa, sono poche le giovani donne che non abbiano subìto abusi sessuali. Sono alcuni dei dati diffusi da Save The Children, Unicef e Terre des Hommes in occasione di questa ricorrenza. Secondo il rapporto ‘Every Last Girl: Free to live, free to learn, free from harm’, lanciato da Save the Children, il Niger è il posto peggiore al mondo dove essere una bambina, la Svezia il migliore, seguita da altri due Paesi scandinavi, Finlandia e Norvegia, mentre l’Italia si piazza in decima posizione, davanti a Spagna e Germania.
L’India è il Paese con il più alto numero di spose bambine, con il 47% delle ragazze (più di 24,5 milioni), sposate prima di aver compiuto i 18 anni. Il fenomeno, però, è molto diffuso anche in Afghanistan, Yemen e Somalia, dove sono numerosi i casi di spose bambine che hanno meno di 10 anni. Come dimostra il caso della Siria, anche guerre e crisi umanitarie contribuiscono ad alimentare il fenomeno. “Molte ragazze – racconta il rapporto – vengono costrette dalle famiglie a sposarsi in tenerissima età, nella convinzione che questo sia l’unico modo per metterle al riparo da violenze e per assicurare loro i mezzi di sostentamento che le famiglie non sono più in grado di garantire”. Secondo lo studio, che cita statistiche delle Nazioni Unite, se il numero di spose bambine nel mondo crescerà ai ritmi attuali nel 2030 avremo 950 milioni di donne sposate giovanissime e 1,2 miliardi nel 2050.
Ma che radici ha questo fenomeno?
I matrimoni precoci delle bambine indiane minano i progressi verso gli obiettivi base di sviluppo che si è posto il Paese, sia dal punto di vista della salute ( ridurre la mortalità materna e infantile, prevenire le infezioni da HIV) che da quello dell’istruzione e della riduzione della povertà (migliorare la formazione delle donne e il loro stato economico). Questo fenomeno ha precise cause economiche, sociali e culturali. La discriminazione di genere, in gran parte dell’India, è purtroppo la norma e il fenomeno delle spose bambine non è che una delle conseguenze. Per risolvere il problema è necessario considerare il basso status sociale delle ragazze e l’isolamento in cui vivono, facendole uscire attraverso l’istruzione, i mezzi di sussistenza e una conoscenza più approfondita di quelli che sono i loro diritti.
Prima del Diciannovesimo secolo era una pratica diffusa in tutto il mondo e trasversalmente in tutte le religioni, non solo quella induista e musulmana, ma anche cristiana, mentre oggi è vietata da numerose convenzioni internazionali ed è considerata una grave violazione dei diritti umani.
La pratica riguarda soprattutto le femmine, principalmente per motivi economici: crescere una figlia comporta un certo costo e, una volta promesse in matrimonio, permette di portare a casa una dote in denaro o beni materiali, spesso irrinunciabili nelle famiglie più povere. Ma non solo. In gioco c’è anche l’onore, che verrebbe salvaguardato in caso di gravidanze prima del matrimonio e la perdita della verginità.
Nel Corano, infatti, il matrimonio con le cosiddette “spose bambine” è dato per scontato. In un libro dedicato all’āyatollāh Khomeini, Amir Taheri riferisce che quest’ultimo disse ai fedeli musulmani che sposare una ragazza prima dello ‘sviluppo’ era una “benedizione divina”. E che consigliò ai padri, “fate il possibile affinché le vostre figlie non vedano il loro primo sangue in casa vostra”.
In Italia esiste questo fenomeno?
Le spose bambine d’Italia esistono, non pensiamo di essere immuni, non crediamo che sia una pratica che non tocca il nostro Paese e se non altro almeno per questo il tema dovrebbe smuovere le nostre coscienze. Duemila ragazze, nate nel nostro Paese, sono state costrette a sposarsi negli stati di origine. Sono figlie di immigrati e sono sottoposte ad una “dinamica accertata”. I genitori della bambina, che risiedono in Italia, stringono un accordo e la promettono in sposa ad un uomo molto più grande in cambio di denaro e del mantenimento della loro figlia.
Il matrimonio, però, non avviene in Italia, ma nel Paese d’origine, in quanto da noi le nozze di minori non sono consentite. Le bimbe vengono portate via dal nostro Paese con l’inganno e mandate in Pakistan, in India, in Bangladesh, in Albania o in Turchia per ritrovarsi improvvisamente sull’altare accanto a uomini più vecchi e mai visti prima. Loro non possono difendersi, non hanno la forza per rivoltarsi contro il volere della loro famiglia.
Tradizione o perversione?
Secondo Pia Locatelli, presidente del Comitato Diritti umani della Camera, “questa pratica è una forma di pedofilia legalizzata”. Le spose bambine perdono il loro diritto all’infanzia, allo studio, alla possibilità di amare e di decidere della propria vita e del proprio corpo.
Il sistema serve tra l’altro a legittimare moralmente forme di violenza sessuale. La condanna per chi si ribella è la pena detentiva a cui di solito viene accostata l’emarginazione da parte della comunità.
Come sempre, le contraddizioni sono numerosissime e pure banali. Se a un minorenne è proibito l’acquisto di sigarette o alcolici, come è possibile che i legislatori li reputino all’altezza di prendere decisioni in merito al matrimonio? Come può un marito essere il tutore legale di una sposa bambina se è coinvolto in una relazione sessuale con lei? C’è un chiaro conflitto di interessi.
Vorremmo, piuttosto, denunciare quello che è diventato un vero e proprio traffico di ragazzine. Questi matrimoni sono diventati l’accesso comodo e sicuro all’Europa. E poiché, oggi, tutto ciò che è lecito o illecito ha a che fare con i concetti di tolleranza e accoglienza, di fronte al movente religioso e culturale, si è costretti a fare un passo indietro. Che uomini abusino di giovani ragazzine non va più considerato qualcosa di perverso, giusto?!
Sitografia:
http://www.redattoresociale.it/
http://www.internationalwebpost.org/