Foggia, 19 marzo 2024 – Ci sono bambini invisibili, a cui è stata negata la leggerezza dell’infanzia: sono i figli di genitori detenuti. Sono bambini costretti ad affrontare, senza colpa, difficoltà reali ma invisibili: l’abbandono, lo stigma, la rabbia, la tristezza, la vergogna.
A Foggia circa 350 bambini varcano le soglie del carcere, entrano nei suoi meccanismi, per far visita e cercare di mantenere un rapporto con il proprio genitore. Ogni giorno gli operatori di Lavori in Corso li accolgono nello “Spazio Giallo” e li accompagnano nel difficile momento che precede il colloquio, con laboratori di arte terapia e lettura. Uno spazio di relazione, dove accogliere le loro emozioni e supportare le mamme e i papà che li accompagnano.
Tutto questo finora è stato possibile grazie anche al supporto di finanziamenti pubblici che hanno permesso l’attuazione del progetto “Mikhael: bambini oltre le sbarre”, i cui risultati sono stati presentati in conferenza stampa martedì 19 marzo nella Sala della Ruota di Palazzo Dogana a Foggia.
Partito a luglio 2022 e finanziato dal bando “Puglia Capitale Sociale 3.0”, il progetto ha permesso di mettere in campo servizi di accoglienza dedicati ai minori, di supporto informativo per i genitori, di consulenza emotiva e legale, di ascolto delle problematiche.
«Iniziative come questa evidenziano come le nostre misure possano e riescano a trasformarsi in realtà a beneficio dei nostri territori ma soprattutto dei nostri concittadini, in particolare modo dei più bisognosi» ha dichiarato l’Assessora al Welfare della Regione Puglia Rosa Barone, ringraziando tutte le associazioni che hanno colto con grande entusiasmo il bando PCS 3.0 con progetti innovativi e lungimiranti.
«PugliaCapitaleSociale 3.0 ha rappresentato una nuova, grande ed entusiasmante opportunità per il nostro territorio regionale affinché ci sia quella innovazione a cui è finalizzato il nostro lavoro quotidiano. L’assessorato al Welfare, ritenendolo un tema di estrema rilevanza sociale, ha previsto di avviare una sperimentazione di percorsi di accoglienza di genitori detenuti con prole al seguito in strutture extra-carcerarie con l’obiettivo di consentire ai figli in tenera età di non fare ingresso negli istituti penitenziari ovvero di uscirne il prima possibile, salvaguardando l’unità familiare. Anche in questo caso, il nostro rappresenta un dovere morale prima ancora che istituzionale», ha aggiunto la Barone.
RISULTATI DEL PROGETTO MIKHAEL: BAMBINI OLTRE LE SBARRE
Il progetto ha permesso per due anni a ben 150 bambini di essere accolti in carcere da personale specializzato e ha visto la presa in carico di ben 20 famiglie. Inoltre ha reso possibile l’avvio del processo di creazione di una rete provinciale al cui interno Lavori in Corso ha il ruolo di coordinamento istituzionale tra il Comune di Foggia, l’Ufficio esecuzione penale esterna di Foggia e l’Università di Foggia. É stato, inoltre, avviato un dialogo con gli ambiti territoriali e sono stati coinvolti gli istituti scolastici.
«“Mikhael: bambini oltre le sbarre” ha implementato la capacity building della nostra associazione e ha messo insieme più soggetti istituzionali che hanno fatto squadra per sostenere famiglie vulnerabili, in un’ottica di prevenzione e di legalità», ha dichiarato la referente dell’Aps Lavori in Corso Antonietta Clemente.
A ribadire l’importanza delle attività di prevenzione è stata anche l’Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Foggia Simona Mendolicchio: «Azioni di questo tipo rendono i bambini figli di genitori detenuti finalmente attori protagonisti, soprattutto di attenzioni. Noi, come Comune, vogliamo far parte di questa rete per poter incidere in maniera positiva sul territorio e sulle vite dei minori a rischio, per dare loro la possibilità di emergere».
Soddisfatta dei primi risultati ottenuti grazie alla costruzione di una rete territoriale a supporto di bambini e famiglie vulnerabili si è detta la Direttrice dell’ULEPE Milena Malcangi, che insieme a Lavori in Corso ha avviato un percorso finalizzato al supporto della genitorialità e alla tutela dei diritti dei figli di padri e madri in esecuzione penale esterna attraverso lo strumento della lettura espressiva. «Incentivare la lettura aiuta sia i genitori che i bambini ad avere una visione diversa del loro stile di vita. Le persone riescono a capire che il reato ha delle ricadute sulla quotidianità delle loro famiglie», ha sottolineato la Malcangi.
Della rete fa parte anche l’Università di Foggia, che da anni lavora sull’infanzia e ha sposato la proposta progettuale di Lavori in Corso impegnandosi non solo nell’attività di monitoraggio, ma anche nella proposta di nuove iniziative. Tra queste vi è la formazione degli educatori e delle educatrici che operano nello Spazio Giallo e della creazione di una biblioteca con libri scelti per accogliere i bambini e le bambine attraverso la lettura. «Vogliamo creare un patto educativo di corresponsabilità tra le istituzioni a sostegno dei bambini e delle bambine con genitori detenuti che spesso vivono lo stigma, l’esclusione e la marginalità sociale», ha evidenziato la prof.ssa dell’Università di Foggia Anna Grazia Lopez.
CAMPAGNA BAMBINI in VISIBILI
Durante la conferenza è stata lanciata anche la campagna di crowdfunding “Bambini inVISIBILI” che mira a dare voce e visibilità agli oltre 900 bambini che in provincia di Foggia hanno uno o entrambi i genitori detenuti. La campagna rappresenta la naturale prosecuzione del progetto “Mikhael: bambini oltre le sbarre”, che prevede proprio l’attività di raccolta fondi per consentire il follow up delle attività e garantire la sostenibilità del progetto. Sostenendo il progetto “BAMBINI inVISIBILI” – che ha l’obiettivo di raccogliere 3mila euro entro il 20 maggio 2024 – è possibile contribuire a rendere meno traumatica l’esperienza dell’ingresso in carcere a tanti bambini fragili e in difficoltà.
«La definizione di bambino invisibile viene utilizzata per indicare quel bambino che si sente trasparente rispetto alle attenzioni dei genitori piuttosto che rispetto alla scuola, alla società e agli ambienti in cui è inserito. Questo è dovuto ad un vissuto di trascuratezza nell’ambiente familiare, infatti i bambini con un genitore in detenzione vivono una carenza di affetto che può portarli a sviluppare una serie si sintomatologie preoccupanti sulle quali cerchiamo di intervenire nello Spazio Giallo con Lavori in Corso», ha spiegato la psicologa Mara De Troia.
Qui tutte le info: https://www.ideaginger.it/progetti/bambini-invisibili-figli-di-genitori-detenuti.html