“Cicce, Pèppe e Cejacejanèlle”, Quadernetto di – Romano Petroianni (leggi biografia)
Tre particolari termini del dialetto di Lucera.
I primi due sono nomi ipocoristici, in uso tuttora nell’ambito familiare e corrispondono:
– “Cicce“ (Cicc) a “Francesco” –
– “Pèppe“ (Pepp) a “Giuseppe” –
Il terzo è un affettuoso e amichevole saluto, passato poi ad indicare un caratteristico vicolo di Lucera:
– “A strètte de Cejacejanèlle“ –
– (A / strett / d / C-jac-janell) –
traduzione alla lettera
– “La stretta di Ciacianella” –
Di questi termini molti ne hanno parlato e scritto, ma da nessuno si è avuto l’etimologia, l’origine.
Tutti abilmente sono passati alla maniera dialettale:
– “Èuje deche freische e me responnene che frasche” –
– (Euj / d-ch / fr-isch / e / m / r-sponn-n / ch / frasch”) –
– “Io dico fischi e mi rispondono con frasche” –
ovvero
– “Io chiedo l’etimologia e mi rispondono tergiversando con assurde derivazioni” –
Ciò è dovuto, a mio avviso, alla mancata conoscenza di una vera grammatica dialettale, non quella di un autore di un altro paese che risulta la traduzione pari pari di un testo grammaticale di livello universitario. Encomiabile come traduzione, ma assurda per valore dialettale.
La grammatica dialettale, come ho riportato nel voluminoso libro di 3400 pagine intitolato:
– “U rataville” (U / ratavill) –
traduzione alla lettera
– “L’aratro-vello-ello” –
– “Il piccolo aratro con l’asta” –
Non solo dà l’etimologia di tutti i nomi, ma dà soprattutto le dimostrazioni con gli analitici passaggi, con l’uso naturalmente delle regole della grammatica di Lucera..
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