“Alberona”, Quadernetto di – Romano Petroianni (leggi biografia)
Certo le favole sono belle e sollevano, come i bei sogni, il morale, ma poi finisce la magica e incantevole illusione e prende corpo la realtà.
Mi riferisco a quanto è stato affermato e riscontrabile anche su internet, in merito all’origine di Alberona, così espresso:
– Alberona, alcuni la ritengono fondata da una colonia di Marsigliesi chiamati in loco da Carlo I d’Angiò nel 1274 –
– Alberona, ha origini medievali certe, risalenti all’epoca dei Cavalieri Templari e da questi presumibilmente fondata intorno all’anno 1100 –
– Alberona, d’incerta origine, il nome potrebbe derivare da “alveus” (cavità, ricetto) oppure da “alberone” (grande albero) –
– Alveus: c’è chi fa riferimento a una comunità di calabresi che si sarebbero rifugiati nel ricetto (“ricetto”, nel medioevo, complesso di costruzioni recintate di mura, in cui si rifugiavano gli abitanti delle campagne in caso di pericolo) intorno al quale sarebbe sorto Alberona –
– Nel secondo caso, questa comunità di calabresi, avrebbe trovato rifugio presso un grande albero di pioppo Questa incertezza è dissipata dalla grammatica di Lucera, che pur partendo da ipotesi, riesce poi, con le sue regole, a ricavare altri tasselli e comporre il grande mosaico, ovvero arriva con certezza alla sua reale origine, nella seguente maniera
1) Che una comunità possa vivere in una grande caverna di un tronco di pioppo (la cavità massima riscontrata nel tronco di un pioppo è di metri 1,30) è una cosa inammissibile che trova spazio solo nelle favole, ad esempio:
– Impensabile che la “nonna” di “Cappuccetto rosso”, abbia potuto trovarsi, dopo essere stata mangiata, nella pancia del lupo;
oppure
– Che “mastro Geppetto”, il padre di “pinocchio”, possa, dopo essere stato inghiottito, abitare nella pancia della balena –
Sono solo bellissime favole e tali rimangono.
– 2) Che la parola “Alberona” formata da “albero” (maschile) e dal suffisso “ona” (femminile) e che questo suffisso possa condizionare la radice della parola e renderla tutta femminile è vero, come in “pioppaia”, formata da “pioppo” (maschile) e dal suffisso “aia” (femminile) –
In sintesi:
– “Alberona” è un singolo “grande albero” –
– “pioppaia” è una zona, un luogo “piantato a pioppo”; ciò è confermato anche dalle fonti letterarie –
Prima stonatura, senza troppa difficoltà a capirla,
– “albero” è singolare, unico nel suo genere –
mentre
– “pioppaia” è un insieme di pioppi, o una zona di pioppi –
Per cui l’origine di “Alberone” da “albero-one” (grande albero) va decisamente scartata.
Mentre rimane valida l’origine relativa alla “comunità di calabresi“ rifugiatasi nel ricetto, nel luogo del subappennino la cui conformazione è simile a un “grande alveolo”.
Ciò è condiviso dalla grammatica di Lucera e viene così analiticamente dimostrata, con tutti i passaggi di trasformazioni, riferiti alle regole dialettali, nella seguente maniera:
– “Alberona” da “alveo-olo-ona” –
trasformato tutto al femminile
– “Alberona” da “alvea-ola-ona” –
I cui minimi termini sono così definiti:
– “alvea” (di “alvea-olo-ona”) inteso femminile di “alveo”, come riportato nei dizionari è: solco naturale entro cui scorre un corso d’acqua, porzione di territorio contenuto entro le rive di un canale –
– “ola” (di “alvea-ola-ona”) inteso femminile di “olo”, suffisso onnipresente, simile al prezzemolo in cucina, con valore diminutivo vezzeggiativo, oppure che stabilisce…
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