I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.
” SQUAGGHIUZZE CAVEDE, SQUAGGHIUZZE, SÒ RUSECARILLE E CAVEDE “
Traduzione: (Frittele di polenta calde, frittelle, sono croccanti e calde).
Significato: “Slogan pubblicitario del venditore di frittelle di polenta tagliate a triangolino”.
Curiosità: “A Lucera, una volta, c’erano venditori ambulanti che la sera e nei giorni festivi stazionavano in Piazza Duomo e in alcune vie limitrofe. Essi offrivano, in genere, il classico cibo di strada, la cui attività, oggi chiamata street food, era pratica servendosi di baracchini, oggi denominati food truck. I sguaggiuzze, che costavano poco, erano molto richiesti. Li vendeva con il suo baracchino messo al centro di piazza Nocelli “Gelarde”, al grido: “ squagghiuzze cavede, squagghiuzze, sò rusecarìlle e cavede“. Quello che più invogliava a mangiarli era l’odore invitante che si propagava per tutta la piazzetta. Era una delizia mangiare, nelle fredde sere d’inverno, questi profumali, croccanti e caldi triangolini di polenta fritta, preparati con “ ‘a faríne ggialle de granedíneje (farina di granturco e semplice aggiunta di sale)”. Era consuetudine gustarli bollenti, contenuti in cartocci a forma di cono. Se c’erano i soldi, si sorseggiava anche il “peroncino”, una birra Peroni di formato piccolo, chiacchierando del più e del meno con gli amici. L’origine de “ i squagghjuzze” affonda nella pratica del riutilizzo del cibo avanzato. In questo caso, la polenta avanzata era tagliata a pezzi e fritta, con l’aggiunta del solo sale..”
Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca