I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.
” MANNÁGGE A SANDENINDE! “
Traduzione: (Mannaggia a nessun santo!).
Significato: “Un modo di bestemmiare senza richiamare Dio, Gesù, la Madonna o i Santi”.
Curiosità: “Il nostro dialetto è pieno di detti che riportano offese colorite e a volte indecenti, i quali costituiscono un patrimonio linguistico popolare tipico del nostro folklore.. In generale, le bestemmie blasfeme sono rare, dette dai pochi che del bestemmiare ne fanno uno stile di vita. Le bestemmie dette spesso non chiamano in causa divinità o i morti; esse si limitano a locuzioni fantasiose. La nostra bestemmia dialettale parte sempre con il termine MANNÁGGE , un italianismo, deformazione della frase: male ne abbia.
Le esclamazioni che si sentono maggiormente risuonare a Lucera sono quelle che chiamano in causa santi di fantasia:
“Mannágge a Sánde Nínde”
“Mannágge a Sandeballaráme”; parenti vicini e lontani;
“Mannágge a chi t’è ccoppe e chi t’è stracoppe” ;
“Mannágge a chi t’è vvíve e chi t’è stravíve “ ;
“Mannágge a chi t’è vvíce e chi t’è stravíce”;
“Mannágge a quánde ne tíne”; personaggi immaginari;
“Mannágge o’ Patatúrche”; nonsensi linguistici ;
“Mannágge o’ suracìlle e pèzze mbosse”,
“Mannágge a chi t’à fátte i scárpe”;
“Mannágge a Crestofere Colombe”.
Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca