I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.
” È REESSCIÚTE SÒTT’A CÚRE D’U MÍDECHE SÁCCHE “
Traduzione: (Si è ripreso con la cura del Medico Sacco).
Significato: “Un’esclamazione lucerina per evidenziare il buon esito di un metodo terapeutico risultato efficace”.
Curiosità: “Il medico Ciro Sacco chiamato con rispetto e riverenza “ Don Ggíre”, era un dottore molto stimato dai lucerini. Egli esercitò la professione con competenza e umanità tra le due guerre mondiali, tanto che la sua attività professionale è rimasta proverbiale. Aveva aperto un ambulatorio in Rampa alle Mura “Sóp’e Múre”, in un edificio crollato qualche anno fa, dove svolse, con grande dedizione, un’instancabile opera a servizio degli ammalati, senza chiedere la parcella ai più poveri, fornendo spesso loro anche le medicine”.
Un ricordo di Raffaele Montanaro, che lo aveva conosciuto personalmente, ne traccia, quasi con affetto, la figura di grande benefattore:
U MÌDECHE SÁCCHE
Quille segnóre c’u bbastóne sòtt’u vrázze,
c’a ggiacchètte che parève ‘na vesázze,
ère don Ggíre Sácche,
u mídeche d’i puverètte,
sèmbe pronde c’u lappese a ffà ‘a rezzètte.
Da matíne a sère p’u pajèse ggeráve pecchè tánn‘a mutue nge stáve e farese curà dinde o’ spedále assemegghjáve ‘na cóse pegge d’u mále.
Pe stà cchjù vecín’a i puverètte,
arapèje sóp’e múre nu spedalètte e ce mettèje tánda cúre e umanetà che a isse u chiamarene u mídeche d’a bbundà.
È státe nu galandóme e nu benefattóre, p’u bbène che facève che tánd’amóre, e se sèmbe ce l’avúme recurdà, ‘na stráde de Nucére l’anna ndestà.
IL MEDICO SACCO
Quel signore col bastone sotto il braccio,
con la giacca che sembrava una bisaccia,
era Don Ciro Sacco, il dottore dei poveri, sempre pronto con la matita a redigere una ricetta.
Dalla mattina alla sera girava per il paese perché allora la mutua non esisteva e farsi curare in ospedale era qualcosa peggio del male.
Per stare più vicino alla povera gente, aveva aperto un piccolo ospedale sopra le mura e ci metteva tanta cura e umanità da essere chiamato il medico della bontà.
E’ stato un galantuomo e un benefattore, per il bene che faceva con tanto amore, e se per sempre lo vogliamo ricordare, una strada di Lucera gli devono intestare.
Raccogliendo il suggerimento di Raffaele Montanaro, cioè intestare una strada a un bel personaggio della storia recente di Lucera, lo riproponiamo all’Amministrazione Comunale, sollecitandola a verificare la possibilità di intestare una strada al medico Ciro Sacco.
Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca