Questo mese noi del centro antiviolenza, che di solito celebriamo le ricorrenze legate al mondo femminile con convegni, mostre e quant’altro, ci siamo allineate al movimento nazionale “Non una di meno” promosso dai Centri Antiviolenza della Rete Dire (Donne in rete contro la violenza). Essi stanno organizzando lo sciopero delle donne dell’8 Marzo che coinvolge diversi paesi nel mondo.
Gli obiettivi di tale iniziativa esprimono il rifiuto della violenza di genere in tutte le sue forme: oppressione, sfruttamento, sessismo, razzismo, omo e transfobia.
La precarietà, il lavoro povero, la disparità salariale in continuo aumento penalizza le donne nell’arco dell’intera vita, fino alla disparità pensionistica, il continuo impoverimento dei sistemi di welfare universalistico sono ormai a livelli intollerabili. Cambiare la società, migliorarla, ridurre le disuguaglianze di genere è oggi una priorità, che riguarda tutti, uomini e donne. Bisogna .accelerare questo processo, nella consapevolezza che la battaglia per i diritti è una battaglia a favore di un paese migliore.
Pertanto scioperiamo:
- Perché i centri antiviolenza devono rimanere spazi laici ed autonomi di donne che attivano processi di trasformazione culturale per modificare le dinamiche strutturali da cui nascono la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere. Pretendiamo che nella elaborazione di ogni iniziativa di contrasto alla violenza vengano coinvolti attivamente i centri antiviolenza;
- Perché vogliamo la piena applicazione della Convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza maschile contro le donne, da quella psicologica a quella perpetrata sul web e sui social media fino alle molestie sessuali sui luoghi di lavoro. Pretendiamo che le donne abbiano rapidamente accesso alla giustizia, con misure di protezione immediata per tutte, con e senza figli, italiane o straniere;
- Perché vogliamo l’aborto libero, sicuro e gratuito e l’abolizione dell’obiezione di coscienza, perché ognuna possa esercitare la sua capacità di autodeterminarsi;
- Per rivendicare un reddito di autodeterminazione, per uscire da relazioni violente, per resistere al ricatto della precarietà;
- Contro la violenza delle frontiere, dei centri di detenzione, delle deportazioni che ostacolano la libertà delle migranti contro il razzismo istituzionale che sostiene la divisione sessuale del lavoro;
- Affinché l’educazione alle differenze sia praticata dall’asilo nido all’università, per rendere la scuola pubblica un nodo cruciale per prevenire e contrastare tutte le forme di violenza di genere;
- Perché la violenza e il sessismo sono elementi strutturali della società che non risparmiano neanche i nostri spazi e collettività;
- Contro l’immaginario mediatico misogino, sessista, razzista che discrimina lesbiche, gay e trans.
L’8 Marzo quindi incrociamo le braccia interrompendo ogni attività produttiva e riproduttiva: la violenza maschile contro le donne si combatte con la trasformazione radicale della società. Scioperiamo per affermare la nostra forza.
Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!
Il team Rinascita Donna
Fonte : nonunadimeno.wordpress.com