La realtà odierna è attraversata da un cambiamento profondo ed esteso che va sotto il nome di globalizzazione e si basa su una rivoluzione tecnologica che ha annullato il tempo e le distanze, ma non ha annullato la “diversità italiana”.
L’Italia dei cento comuni mantiene intatta la sua “insigne magnifica debolezza”. Prova ne è l’incessante e ampio movimento culturale di recupero delle tradizioni e del dialetto in ogni angolo d’Italia.
Ciò non deve essere visto, però, come la coperta che ci protegge e ci fa sentire sicuri dalle “novità“ della nuova e preoccupante realtà.
Un “luogo” per chi non è più giovane in cui rintanarsi, pensando di difendere le proprie radici e tradizioni. Il recupero del dialetto ha un valore soprattutto per i giovani che devono guardare lontano, all’Italia e all’Europa; e ciò lo potranno fare se mantengono saldi i rapporti con le proprie radici.
La rubrica Pillole dialettali, per giovani e non, di detti, storie e luoghi di Lucera, pertanto, vuole essere un tentativo in tal senso rivolto soprattutto ai giovani.
Pillole Dialettali, per giovani e non, di detti, storie e luoghi di Lucera – PERTÓNE D’A RUTÁRE
Ci sono nomi, luoghi, facenti parte della storia lucerina, che per varie ragioni trovano un posto particolare nell’armadio dei ricordi.
Ad esempio sono di particolare interesse le vicende legate al “PERTÓNE D’A RUTÁRE “, cioè alla “Ruota dei bambini esposti”.
A Lucera, in un “pertóne sènza porte”, sito nell’attuale Via Amendola, era collocata una sorta di ruota, un dispositivo girevole di forma cilindrica, di legno, diviso in due parti chiuse da uno sportello.
Questo congegno, posto in corrispondenza di un’apertura su un muro, permetteva di collocare, senza essere visti dall’interno, neonati da abbandonare, sui quali a volte veniva lasciato un segno di riconoscimento. Questi abbandoni, il più delle volte, erano causati da una scelta obbligata, praticata dalle famiglie povere che non potevano accudire i neonati per povertà e indigenza In altri casi si trattava di bambini nati da relazioni extra coniugali, comportamenti in netto contrasto con la morale corrente a quel tempo. La ruota era una forma di assistenza sociale di tempi passati.
Questi bambini, chiamati in dialetto “ Figghje d’a Madonne” o anche “Figghje d’a róte”, se sopravvivevano, si trovavano a vivere situazioni differenti. C’era chi veniva adottato da coppie di sposi senza figli. C’era chi veniva preso da famiglie ricche per essere utilizzato come domestico. C’era chi veniva preso o adottato da donne vedove senza figli, o addirittura da donne nubili. C’era chi finiva in famiglie di contadini o di artigiani o in aziende ove avrebbero svolto funzioni di lavorante. C’era chi, addirittura, era adottato dagli stessi genitori che l’avevano abbondonato, i quali ricorrevano a questo sotterfugio per ricevere i contributi comunali destinati a questi bambini. C’era, infine, chi finiva ai margini della società lucerina, diventando delinquente, prostituta.
Ad un certo punto la consuetudine del “ PERTÓNE D’A RUTÁRE “ fu abbandonata perché ritenuta incivile e causa di abusi.