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21 Novembre 2024
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Pillole Dialettali, per giovani e non, di detti, storie e luoghi di Lucera. ’A MADONNE INGURNATE

Madonna dell'Incoronata
realizzazione siti web Lucera

Un tempo uno dei simboli della religiosità e della devozione popolare era il pellegrinaggio ai santuari. Tra le mete dei pellegrini della Capitanata e delle zone limitrofe non poteva mancare la visita al santuario dell’Incoronata di Foggia, ubicato nel bosco del Cervaro alla periferia della città, dove nel 1001 apparve la Beata Vergine Maria Incoronata, su una grande quercia. I più anziani ricorderanno , quando c’era il pellegrinaggio dal proprio paese per raggiungere il Santuario dell’Incoronata, su un carrettone, appositamente addobbato, tanto da essere definito “ ’u carrettóne d’a Madonne Ingurnate “ o, addirittura, a piedi.

Il pellegrinaggio si svolgeva l’ultima domenica d’aprile per celebrare l’apparizione della Madonna. La celebrazione si apriva con la Cavalcata degli Angeli, caratterizzata da un corteo in doppia fila di carri, addobbati da drappi, con su bambini vestiti da Angeli e da Santi.

L’arrivo al santuario seguiva una sua liturgia:
– era usanza percorrere gli ultimi chilometri di strada, dal ponte sul fiume Cervaro fino al Santuario, a piedi nudi in segno di umiltà;
– una volta giunti alla chiesa, si facevano tre giri intorno ad essa come segno di devozione e penitenza, che a volte alcuni devoti manifestavano strisciando la lingua per terra;
– una volta all’interno del santuario, si invocavano grazie recitando questa preghiera: Madonne de li Ngurnate, dìnde a nu vosche staje, núje te veníme a vesetà, e tu ‘a grazzeje ci’aja ffà, e pe sta grazzeje che núje vulíme, a te núje sèmbe curríme. E sèmbe sia lodate, Maríje de li Ngurnate (Madonna Incoronata, che in un bosco stai, noi veniamo a trovarti, e tu una grazia hai da farci, e per sta grazia che noi vogliamo, da te noi sempre accorriamo. E sempre sia lodate, Maria Incoronata).

Nel piazzale davanti la chiesa c’erano della bancarelle che vendevano ‘a cupète (la copeta), i nucelle (le noccioline) e giocattoli per i bambini. I più acquistati erano per: le femminucce, “ ‘a púpe d’a Ngurnate “, una bambola di cartone pressato di colore bianco e nero, senza gambe e braccia e con la testa appena abbozzata, con all’interno dei sassolini; i maschietti “ u tammúrre “ (il tamburro di latta) e “ u cavallucce de légne“ (il cavallino di legno).

Sulla via del ritorno si recitavano preghiere e s’intonavano canti, di cui il più famoso diceva: “Síme jjúte e síme vvenúte e tanda grazzeje núje àmma avúte” (Siamo andati e stiamo tornando e tante grazie noi abbiamo avuto).

Oggi, superata la tradizione del pellegrinaggio “c’u carrettóne d’a Madonne Ingurnate “, ci si reca al Santuario in auto e pulmann.

 

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