Gocce di Memoria: l’acqua frezzante (L’acqua con le bustine)
Fino a non molti decenni fa a Lucera si beveva l’acqua della fontana pubblica o del rubinetto, per chi aveva l’acqua in casa: l’ottima acqua dell’Acquedotto Pugliese, alimentato dal fiume Sele, la cui sorgente è in Campania. L’uso di acque minerali era privilegio di pochissimi e non era un’abitudine lucerina consumarle.
A metà circa degli anni Sessanta furono messe sul mercato delle bustine di polvere solubile (una soluzione di bicarbonato di sodio) per rendere l’acqua naturale effervescente. Inizialmente comparve l’Idrolitina, poi la Frizzina, la Cristallina, la Salatina e l’Idriz.
La preparazione dell’acqua frizzante era molto semplice. In una bottiglia di vetro, con tappo ermetico e piena di acqua naturale, si versava la bustina di polvere solubile (per l’Idrolitina se ne versavano due per volta dal contenuto diverso), si tappava immediatamente la bottiglia e la si girava alcune volte per favorire lo scioglimento della soluzione. Dopo l’attesa di qualche minuto, era pronta l’acqua frizzante, dal sapore leggermente salato .
Se si apriva la bottiglia prima che l’intera operazione fosse completata, succedeva che l’acqua “asscève tutte da fóre” (usciva tutta fuori) e il malcapitato “s’abbusckave cèrte cazziate” (veniva rimproverato aspramente) dai genitori per aver consumato inutilmente una bustina.
A Lucera era nota anche col nome di “acque de viscì“; forse perché l’acqua delle bustine assumeva quasi lo stesso sapore dell’acqua St-Yorre di Vichy. Nel nostro lessico familiare si usava il ritornello “l’acque de viscì, face ffà pipì“.
Per attenuare il sapore forte dei vini lucerini, specialmente del “ rebbulíte “ che era un vino “troppe fattizze“ (molto pastoso, denso), si usava, qualche volta, mescerlo con “l’acqua frezzande”, ottenendo una bevanda gustosa.
Oggi bere l’acqua preparata con le bustine è come fare un tuffo nel passato.
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