Il dialetto, inutile dirlo, ha una ricchezza espressiva, un’incisività, anche quando si toccano argomenti un tantino scabrosi o volgari. Infatti, espressioni volgari hanno un loro coerente significato se dette in dialetto, che è la lingua del popolo, mentre, se dette in italiano, sembrano invece inespressive e poco efficaci..
Prendiamo ad esempio l’espressione lucerina, tra l’altro ormai in disuso,: “ all’àneme di chitemúrte “ che corrisponde all’anima dei tuoi morti. Detta in dialetto “ è tutta n’ata cóse”.
È considerata la più liberatoria delle esclamazioni, uno sfogo da parte di chi non ne può più di una persona, di una discussione o di una situazione. È una offesa pesante perché serve a mandare a quel paese non solo la persona cui è rivolta, ma va a colpire l’intero l’albero genealogico della famiglia dell’interlocutore. Esistono anche forme peggiorative, pronunciate con maggiore rabbia: “ chi t’è stramúrte “ oppure “ i mègghje múrte e’ chi t’è múrte “, o persino “ u sanghe de chi t’è múrte” e “ va ffà mmocche chi t’è múrte “ o la forma meno frequente “ chi t’è stramelamúrte “ (i migliori tra i tuoi morti).
L’espressione “all’àneme di chitemúrte “ e le sue forme peggiorative si usavano anche per imprecare contro qualcosa o contro la sfortuna quando una giornata andava male (quanne ‘a jurnata èra rotte).
Il termine chitemúrte, oltre che come esclamazione negativa, insulto e offesa, era usato anche in senso positivo per indicare una persona particolarmente in gamba, capace di destreggiarsi in qualunque situazione o come una forma di saluto amichevole tra amici. Il lucerino, comunque, per rivolgersi generalmente a persone con le quali non si va molto d’accordo, riesce anche ad essere creativo e divertente e non volgare, soprattutto nei momenti di rabbia, usando espressioni quasi delicate, gentili e impersonali: Frèchete a ttè e u lítte a ndò dúrme – Frèchete a ttè e chi te vèste ‘a matíne – Frèchete a ttè e ‘a pagghje a ndò dúrme – Frèchete a ttè e chi t’à llattate – Frèchete a ttè e patete (o mamete), che corrispondono all’italiano: và a quel paese, và in malora, và all’inferno, và al diavolo.