La Seconda Guerra mondiale era finita da pochi anni, ma in tutta l’Italia continuavano a esserci vittime innocenti, a causa degli ordigni bellici inesplosi che si trovavano in grande quantità. Si trattava di bombe sganciate dagli aerei oppure di bombe e munizioni inutilizzate, nascoste sotto terra da tutti gli eserciti belligeranti. Erano armi, comunque, danni alle cose e alle persone se venivano smosse, toccate, maneggiate senza attenzione.
All’epoca i ragazzi avevano il desiderio di aprire ogni cosa per vedere cosa contenesse e cercavano anche munizioni inesplose per togliere la polvere con la quale fare petardi e vendere il metallo.
L’8 maggio 1951 si verificò una tragedia che ha segnò l’intera comunità di Lucera.
Quattro ragazzi persero la vita, dilaniati da una bomba, un residuato bellico, dietro la chiesa di San Francesco. Essi trovarono una bomba inesplosa con cui iniziarono a giocare, non sapendo della pericolosità dell’ordigno. La bomba scoppiò e furono dilaniati dalle schegge dello scoppio, perdendo la giovane vita in pochi istanti; mentre altri rimasero mutilati. Fu una delle pagine più brutte della recente storia di Lucera.
Sull’episodio furono tramandate oralmente circostanze e particolari raccapriccianti e macabre dalla scarsa attendibilità.
La camera ardente fu allestita nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. I funerali videro la partecipazione di una folla imponente e tutta la città fu a lutto per diversi giorni.
Il rischio per la presenza dei residui bellici è ancora presente, perché sono ancora tanti e potenzialmente e potenzialmente pericolosi.