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21 Novembre 2024
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Sfogliando – Detti e Contraddetti…così per dire: “SÒ ARREVÁTE I FÈSTE D’AÙSTE”

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I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.

“SÒ ARREVÁTE I FÈSTE D’AÙSTE”

Dialettando, modi di dire lucerini di Lino MontanaroTraduzione: (Sono arrivate le feste di agosto)

Significato: “ Il ferragosto lucerino, la festa più importante dell‘anno ”

Curiosità:  “C’è una forma di nostalgia un po’ singolare che avvolge, soprattutto, chi, per vari motivi, vive lontano da Lucera.. Un sentimento fatto di ricordi, di sapori, di esperienze che hanno riempito la nostra fanciullezza e la nostra gioventù, vissute nella nostra famiglia e con gli amici più cari. Allora diventa un’esigenza vitale la voglia di ritornare per rivedere ancora una volta i luoghi dove siamo nati. C’è un periodo dell’anno in cui il richiamo di Lucera è fortissimo: I FÈSTE D’AÚSTE, cioè il 14, 15 e 16 Agosto, quando è celebrata la festa di Santa Maria Patrona. “ ‘A fèste d’Aùste “ trae origini dallo sterminio dei Saraceni di Lucera, avvenuta il 15 agosto del 1300 per opera di Carlo II d’Angiò che volle celebrare l’avvenimento con una processione, che, da allora, puntualmente, è stata ripetuta ogni anno il 16 agosto. Nel corso dei secoli la festa si è arricchita di novità come tornei, caroselli, balli, la rappresentazione di una battaglia in ricordo di quello che era avvenuto nel 1300 e novene preparatorie, ma vi è un rito che è rimasto nei secoli: quello della vestizione della Madonna ( ‘a Pupa néreve ) “ nd’a Chjísa Gránne “. Fino all’inizio della Seconda Guerra mondiale la sera del 14 agosto le varie confraternite portavano in Cattedrale le statue dei Santi che, con Santa Maria Patrona, avrebbero partecipato alla processione del 16 agosto. A destra della navata centrale venivano allineate le statue delle sante e a sinistra quelle dei santi. Il mattino del 16 agosto a Lucera si svolgeva la Processione che attraversava tutte le principali strade cittadine, opportunamente bardate a festa, con la statua di Santa Maria accompagnata dai trentasei santi. Al rientro in Duomo, entravano prima i trentasei santi che di nuovo venivano disposti ai rispettivi lati della navata centrale per il saluto finale al passaggio di Santa Maria Patrona. La tradizione venne modificata dal Vescovo Ventola che stabilì anche che la processione del 16 agosto si svolgesse di pomeriggio, senza più la partecipazione degli santi, probabilmente per mancanza di giovani, incaricati di portare le statue, chiamati al fronte. Oggi le funzioni religiose iniziano con “ ‘a calecasse “ del mattino del 14 agosto e la sera di quella stessa giornata, all’imbrunire, la statua di S.Maria Patrona viene portata in processione con un giro in Piazza Duomo. Il giorno 15 viene celebrato in Cattedrale il solenne Pontificato. Il pomeriggio del 16 c’è la processione che attraversa tutta la città, con la statua di S.Maria il Vescovo e il Capitolo del Duomo, gli ordini religiosi, le congreghe con le proprie insegne, le autorità religiose e civili, e, naturalmente, la banda cittadina che intona musiche in onore della Madonna. Fino a non molto tempo fa in varie piazze di passaggio della processione si sparavano “ i fúche “, ma questa tradizione è stata interrotta per motivi di sicurezza. Negli anni questo evento si è trasformato anche in qualcosa di folcloristico con l’installazione delle luminarie nelle principali strade cittadine, la presenza di bancarelle caratteristiche (soprattutto quelle che vendono “nucèlle e cupéte”), i concerti di noti cantanti nazionali e il luna park. ‘A fèste d’Aùste termina dopo la mezzanotte del 16 con i grandiosi fuochi d’artificio colorati con effetti luminosi e sonori, che si concludono con “ ‘a calecasse “ più forte. E’ vero la crisi economica ancora imperversa pesantemente sul nostro territorio e anche la festa ne ha risentito, ma essa tiene ancora fede a una storia plurisecolare, perché questo evento, per tutti i lucerini sparsi per il mondo, è una questione d’identità e d’orgoglio Essa ha anche l’effetto di riunire, almeno una volta l’anno, le famiglie, con sontuosi pranzi, tra cui primeggia quello del 15 agosto, a base di “ u gallucce “ e quello del 16 con “ i checozze longhe.


Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca

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