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21 Novembre 2024
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Dialettando 289 – Modi di dire Lucerini

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lino-montanaro“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.

DIALETTANDO 289

A Lucera non si dice “Sentire senso di avversione, di ripugnanza, disprezzo verso qualcuno o qualcosa” ma si dice
– “GGNÁCCHE! “ – (Traduzione: Che schifo!)

A Lucera non si dice “È un matrimonio tra persone della stessa condizione sociale ed economica “ ma si dice
– “SE SPOSE CHIOVA CHIOVE E SE PIGGHJE A MALETÍMBE “ – (Traduzione: Si sposa Piova piova e prende per marito Maltempo)

A Lucera non si dice “Ha approfittato in maniera esagerata, eccessiva” ma si dice
– “S’È MMENÁTE NGHJÍNE “ – (Traduzione: Si è buttato a sodo)•

A Lucera non si dice “Ti sta andando tutto bene!” ma si dice
– “ABBASSCE SAVÈREJE!” – (Traduzione: Complimenti Saverio!)

A Lucera non si dice “Compie atti indecenti” ma si dice
– “ÉJE NU PÚRCHE, NU RATTÚSE” – (Traduzione: È un maiale, un libidinoso) •

A Lucera non si dice ” È una persona di dubbia onestà, di cui è meglio non fidarsi” ma si dice
– “ÈFÈSSE E CHE N’ATA BBÈLLA SCORZA!” – (Traduzione: Accidenti, che bella crosta!)

A Lucera non si dice “È troppo lento a capire” ma si dice
– “CHE CAPE DE CHJIÚMME! “ – (Traduzione: Che testa di piombo!)

A Lucera non si dice “Non ricordare il termine esatto per indicare qualcosa” ma si dice
– “U FATTE APPOSTE “ – (Traduzione: Il fatto apposta)

A Lucera non si dice “Non si può ottenere tutto nella vita” ma si dice
– “NU SANDE ÉJE GODE” – Traduzione: (Un Santo devi godere)

A Lucera non si dice “Ha tirato fuori finalmente ciò che si pensa davvero “ ma si dice
– “À SBUTTATE U CARAVÚGNE “ – Traduzione: (Ha fatto sgonfiato il foruncolo)

 

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COPERTINALINO MONTANARO E LINO ZICCA, ECCO IL NUOVO LIBRO

Ci siamo! Finalmente la tipografia Grafiche Catapano ha finito di stampare il nuovo libro di Lino Montanaro & Lino Zicca: “LUCERA DI UNA VOLTA ” che raccoglie oltre 120 brani di storia sommersa relativi a modi di dire, usanze, credenze, che riguardano pratiche religiose, usanze del ciclo della vita, pratiche e forme di magia, valore e svolgimento di feste religiose e civili, metodi per prevedere il tempo durante tutto l’arco dell’anno, scuola, personaggi, luoghi, giochi ed altro della Lucera di una volta.

Com’è possibile prenotarlo?

Il libro è disponibile presso Libreria Catapano in Viale Dante Alighieri, 1 a Lucera. E’ anche possibile prenotarlo direttamente da questa pagina, inviando un’email a: montanaro.lino@libero.it

 

REGOLE DI PRONUNCIA

Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.

1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).

2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).

3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).

4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.

5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).

6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).

[LINO MONTANARO BIOGRAFIA E PUBBLICAZIONI PRECEDENTI]

 

 

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