“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.
DIALETTANDO 280
A Lucera non si dice “Ha un’idea fissa e assillante ma si dice
– “TENÈ NU PÍSEME SÓP’U STÓMECHE “ – (Traduzione: Ha un peso sullo stomaco)
A Lucera non si dice “Non conti nulla, sei un uomo senza carattere” ma si dice
– “TU SÌ CÚM’E LÚTEME BBETTÓNE D’A VRACHÈTTE “ – (Traduzione: Tu sei come l’ultimo bottone della patta dei pantaloni)
A Lucera non si dice “È pigro, svogliato in ogni sua attività!” ma si dice
– “SE RENGRÈSSCE PURE A MMAGNÀ!” – (Traduzione: Si secca pure di mangiare!)
A Lucera non si dice “La persona piena di cattiveria è scansata da tutti” ma si dice
– “ANEMA TÈNDE, NISSCIUNE A VOLE” – (Traduzione: Anima sporca, nessuno la vuole)”
A Lucera non si dice ” Ha un marito premuroso che sa sempre come accontentarla ” ma si dice
– “U MARÍTE A DDORE I PENZÍRE” – (Traduzione: Il marito le odora i pensieri)
A Lucera non si dice “Ha idee preconcette su un determinato argomento” ma si dice
– “TÈNE I FISEME SÚJE “ – (Traduzione: Ha le sue fissazioni)
A Lucera non si dice “Ha fatto avuto rapporti senza anticoncezionali ed è rimasta incinta” ma si dice
– “CHE BBÈLLE CUNIGGHJE CH’À FATTE !” – (Traduzione: Che bel coniglio che ha fatto!)
A Lucera non si dice “Si sono radunate delle persone per guardare, per curiosare o commentare” ma si dice
– “A LLÀ PARE CHE SE VÈNNE ‘A CUPÉTE” – Traduzione: (Sembra che lì si venda la copeta)
A Lucera non si dice “Sei proprio uno stupido “ ma si dice
– “TU ARRAGGIUNE CÚM’E L’ACQUE “ – (Traduzione: Tu ragioni come l’acqua)
A Lucera non si dice “Sono cose che è meglio dimenticare si dice
– “SÒ SSCACAZZE DE PALUMME VÍCCHJE “ – (Traduzione: Sono argomenti di colombi vecchi)
———————————————————————————————————————-
LINO MONTANARO E LINO ZICCA, ECCO IL NUOVO LIBRO
Ci siamo! Finalmente la tipografia Grafiche Catapano ha finito di stampare il nuovo libro di Lino Montanaro & Lino Zicca: “LUCERA DI UNA VOLTA ” che raccoglie oltre 120 brani di storia sommersa relativi a modi di dire, usanze, credenze, che riguardano pratiche religiose, usanze del ciclo della vita, pratiche e forme di magia, valore e svolgimento di feste religiose e civili, metodi per prevedere il tempo durante tutto l’arco dell’anno, scuola, personaggi, luoghi, giochi ed altro della Lucera di una volta.
Com’è possibile prenotarlo?
Il libro è disponibile presso Libreria Catapano in Viale Dante Alighieri, 1 a Lucera. E’ anche possibile prenotarlo direttamente da questa pagina, inviando un’email a: montanaro.lino@libero.it
REGOLE DI PRONUNCIA
Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.
1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).
2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).
3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).
4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.
5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).
6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).
[LINO MONTANARO BIOGRAFIA E PUBBLICAZIONI PRECEDENTI]