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21 Novembre 2024
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Dialettando 145 – Modi di dire Lucerini

realizzazione siti web Lucera

Lino Montanaro“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.

DIALETTANDO 145

A Lucera non si dice “Quello non la dice tutta, nasconde qualcosa ” ma si dice
– “QUILLE TÉNE ‘A SARÁCHE DIND’A SÁCCHE

A Lucera non si dice “I guai non hanno fine, spuntano da ogni parte” ma si dice
– “ ‘A CAMMÍSE D’I UÀJE NZE CHENZÚME MÁJE

A Lucera non si dice ” Invece di guadagnarci, ho ricavato solamente le spese ” ma si dice
– “AGGHJE FFATTE ‘U GUADAGNE A PÉRDE, QUISTE È NINDE SÒ PARÌNDE

A Lucera non si dice “Non si può giudicare un fatto senza avere tutti i necessari elementi di giudizio” ma si dice
– “A PÚRGHE A’ SÉNDE SCKITTE CHI À TÈNE NGÚRPE!

A Lucera non si dice ” Mi sono alzato con gli occhi cisposi, ho la congiuntivite” ma si dice
– “ME SÒ AVEZÁTE CHJÍENE CHJÍENE DE SCAZZÌLE, TÈNGHE U FFRISCKE A L’ÚCCHJE

A Lucera non si dice ” Sei caduto proprio in basso, non mi resta che commiserarti” ma si dice
– “SI RUMÁSTE SÈNZA MÈSSE E SÈNZA LETANIJE, TE VÈDE E TE CHIÁGNE!

A Lucera non si dice ” Le maniere delicate non si addicono alle persone rozze e poco raffinate” ma si dice
– “I CUMBÍTTE ‘NZO FÁTTE P’I PÚRCHE

A Lucera non si dice “Non bisogna andare mai contro corrente, ma fare come fanno gli altri“ ma si dice
– “S’ADDA CACCIÀ A PÁGGHJE A NDO MÉNE U VÍNDE!

A Lucera non si dice “Raccomandazioni di una mamma preoccupata“ ma si dice
– “BBÈLLA UAGLIÓNE, P’U ZITE STÁTTE DÌNDE RÓTTE DE COSSE

A Lucera non si dice “Quando parla non risparmia niente e nessuno, si lamenta in continuazione di tutto e di tutti“ ma si dice
TÈNE ‘A LÈNGHE I SGUBBÁTE, ASSEMÈGGJE ‘A ’NA TIJÈLLE DE FASÚLE CHE STÀ VULLÈNNE

 

REGOLE DI PRONUNCIA

Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.

1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).

2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).

3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).

4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.

5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).

6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).

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