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21 Novembre 2024
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Dialettando 138 – Modi di dire Lucerini

Dialettando, modi di dire lucerini di Lino Montanaro
realizzazione siti web Lucera

Lino Montanaro“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.

DIALETTANDO 138

A Lucera non si dice “È una persona gravata da molti lavori” ma si dice
– “ASSEMÈGGHJE U CIUCCE ’A VUTTELARÍJE

A Lucera non si dice “Qui manca la cosa più importante” ma si dice
– “È MÁJE VÍSTE ‘NA MÈSSE SÈNZA LETANÍJE?

A Lucera non si dice ” Ha troppa considerazione di se stesso e delle proprie qualità“ ma si dice
– “S’È MÈTTE TRÈ PUNDE ARRÉTE O’ SCIÁSSE

A Lucera non si dice “Si veste sempre con un abbigliamento succinto” ma si dice
– “S’È NFUCÁTE, VÁCE SCKITE FRESSCKIJÁNNE U MÁZZE

A Lucera non si dice ” È una famiglia molto sfortunata, dove i guai arrivano da ogni parte” ma si dice
– “ÉJE ‘NA CÁSE SFEJATÁTE, A LLÀ ‘I UÀJE TRASÉNE P’I SINGHE D’A PORTE

A Lucera non si dice ” Si cerca la soluzione ad un problema ma, in realtà, se ne genera un problema più grande” ma si dice
– “SFÚJE DA ‘MMOCCHE A’ VOLEPE PE FENESSCE ‘MMOCCHE O’ LÚPE

A Lucera non si dice ” La fortuna spesso arride a coloro che non se la meritano” ma si dice
– “’A FERTÚNE È D’I GGNOGNE E D’I CANNARÚTE

A Lucera non si dice “Meglio non aver niente a che fare con quella persona, perché non ha voglia di fare nulla“ ma si dice
– “SEGNÓRE LIBBRECE, QUILLE NEN VÓLE NNÉ ARÀ E NNÉ SCURCIÀ

A Lucera non si dice “Chi non ha la coscienza pulita spesso si tradisce“ ma si dice
– “U PRÌME CHE SÉNDE U FÍTE SÓTT’U NÁSE, ÉJE QUILLE CHE ‘A FÁTTE ‘A LOFFE

A Lucera non si dice ” In un modo o nell’altro, basta che si ottiene qualcosa“ma si dice
– “SPÁGNE O FRÁNGE, AVASTE CHE SE MÁGNE

REGOLE DI PRONUNCIA

Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.

1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).

2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).

3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).

4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.

5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).

6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).

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“Storie da scuola: Un album di ricordi, di fatti, di aneddoti e personaggi”

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