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18 Aprile 2025
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Lucer…arte: Polittico Santissima Immacolata

Polittico Santissima Immacolata

Questa volta la nostra attenzione è stata catturata da un’opera complessa e maestosa: il polittico situato nella chiesa del Santissimo Salvatore, nota a tutti come San Pasquale.

Prima di entrare nel merito dell’analisi, riteniamo opportuno riportare alcuni cenni sullo “scrigno” che custodisce una serie di opere degne di ammirazione, due delle quali si trovano attualmente nel museo diocesano a Lucera: la “Madonna delle Grazie” e la “Deposizione” di Francesco di Torremaggiore.

La chiesa fu fondata dal Beato Giovanni Vici da Stroncone (Terni), sulla base di una precedente chiesa benedettina, di cui si ha notizie già dal 1272. Nel 1407 fu adoperata come convento dei frati minori osservanti, per passare poi ai riformati nel 1625, mentre gli osservanti si trasferirono al convento della Pietà. E’ ancora possibile visitare la tomba del beato, in quanto sepolto nella stessa dalla sua morte, avvenuta il 1418. La chiesa, pertanto, ha avuto modo di vivere un periodo di splendore di cui, però, sono rimaste, purtroppo, solo tracce. Infatti, i “tesori” qui conservati si trovano in uno stato di completo abbandono, tra cui il nostro polittico che è ormai gravemente danneggiato (confrontare alcune foto fatte negli anni ‘60 con le condizioni odierne), tanto da svelare alcuni punti di difficile lettura: tuttavia la sua grandiosità resta immutata e immortale.

Il polittico funge da pala d’altare ed è quindi di difficile spostamento, tenendo conto anche delle notevoli dimensioni. L’inquadratura lignea e dorata enfatizza ed esalta la scansione degli spazi, creando armonia e organicità tra i vari elementi giustapposti. La natura stessa della cornice vuole essere, a nostro parere, un richiamo alla tradizione cinquecentesca dei grandi polittici di Giovanni Bellini e Lorenzo Lotto. Questo e altri fattori che saranno successivamente esplicitati, contribuiscono a rendere questa pala una rarità nella nostra provincia e un unicum in città, offuscando gli altri esistenti in provincia.

Tra gli intagli e le decorazioni si distinguono due riquadri laterali che riportano a sinistra dell’osservatore la scritta IHS e a destra la scritta MARIA. Sulle due colonne, anch’esse laterali, è inciso uno stemma particolare (una campana, un fuoco che arde e tre stelle) che rimanda, con ogni probabilità, ai committenti. Dopo aver raccolto le poche informazioni reperibili sull’argomento e consultato libri di araldica, non siamo giunti a una soluzione conclusiva, ma abbiamo ristretto il campo all’ipotesi di una confraternita o ordine religioso o della famiglia Campana.

 

Entrando nel merito dell’opera e partendo dall’alto verso il basso, possiamo osservare la cimasa che consiste nella trasfigurazione di Cristo con Mosè (simbolo della Legge) ed Elia (simbolo dei Profeti) ai lati e ai piedi di Gesù solo due dei tre apostoli presenti all’episodio evangelico, sono visibili e per giunta, non ben identificati. L’impostazione su due livelli non offre un’adeguata visibilità complessiva del quadro, in relazione alla posizione a cui è stato destinato; questo potrebbe far pensare a un riadattamento successivo del pannello al polittico.

Lateralmente, ad arricchire ulteriormente la composizione, sono raffiguranti 4 santi francescani: San Francesco e Santa Chiara si inseriscono nelle ancone centinate, invece nei due quadrati si riconoscono un santo teologo e uno vescovo/abate, per la presenza della mitra. E’ nostra opinione che tra i due sia annoverato sicuramente San Bonaventura, mentre l’altro non è dato sapere (Beato Giovanni Vici ?).

La tavola centrale è occupata dall’immagine della bellissima Immacolata, nelle vesti di Regina Caeli, caratterizzata da una corona in rilievo di bronzo dorato, che rinvia a una preziosa tradizione di icone bizantine. Sorretta dagli angeli in volo, sorvola solennemente il panorama sottostante. Quest’ultimo ricopre gran parte della superficie e nasconde alcuni dettagli isolati interessanti, come, per esempio, un pozzo e una fontana che potrebbero, forse, riallacciarsi agli annali della storia del SS. Salvatore, in cui si parla di acqua sorgiva di ottima qualità, attinta appunto da pozzi e fontane.
Si intravedono, inoltre, delle strane costruzioni di aspetto atipico per l’epoca (torri di avvistamento, cupole…), che non ci permettono di individuare con esattezza il luogo che funge da ambientazione (potrebbe anche essere un luogo di finzione e invenzione dell’autore), ma a noi piace pensare, e magari sognare, che dietro quelle mura ci sia propria la città fortificata di Lucera con il palatium di Federico II, all’interno della fortezza. Quello che è sicuro, però, è il sole che sta sorgendo dalle colline, per portare una timida alba con sé (una nuova alba sulla Civita di Santa Maria).

Siamo giunti, infine, alla spinosa questione sull’autore. Molti studiosi dichiarano Pietro Marchesi l’unico esecutore effettivo dell’opera; tuttavia, questa ipotesi non accoglie il nostro consenso. Dopo aver effettuato varie ricerche, l’unico Marchesi pittore che ci risulta è Giuseppe, noto anche con lo pseudonimo di “il Sansone”, nato a Bologna nel 1699 e morto a Bologna nel 1771. Analizzando la sua produzione e le sue commissioni, non ci sentiamo di escluderlo tra i possibili autori, ma dilaterebbe la datazione troppo oltre le nostre previsioni. La verità è che gli interrogativi sono ancora molteplici: più autori? mani diverse? pittura veneta?, sperando che non restino ancora a lungo senza risposta.

In quest’occasione, per concludere, vogliamo lanciare un appello e un invito, per quanto non sappiamo se verrà ascoltato e accolto: prima di tutto, intervenire e restaurare le opere sul territorio, che si trovano nelle stesse drammatiche condizioni e, in particolare, quelle conservate nella chiesa di cui sopra, attualmente poca considerata, ma che oltre a racchiudere beni materiali di grande rilievo, tra cui il polittico descritto, racchiude, soprattutto, la storia tra il ‘400 e il ‘600 dei francescani in Puglia, e molto altro. In secondo luogo, vogliamo invitare chiunque sia al corrente di ulteriori informazioni e abbia i mezzi necessari per nuove ricerche, di salvare dall’oblio tali capolavori e continuare quello che noi oggi, con questo articolo, abbiamo solo voluto iniziare.

(Le foto qui riportate sono state scattate dagli scriventi, è vietata la riproduzione dei testi e delle immagini senza il consenso scritto dei legittimi autori)

Annarita e Gianni Mentana

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