Rubrica – “A contatto con il Vangelo“ – a cura di Don Arturo Di Sabato Vicario Parrocchiale, Santa Maria della Spiga – Lucera e Assistente Spirituale Sezione U.A.L. (Unione Amici di Lourdes).
Commenti e riflessioni sul Vangelo Domenicale.
Il seme della Vita | XXIV domenica Tempo ordinario – Anno C
15 Settembre 2019 – Dal Vangelo secondo Luca (15,1-32)
In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che si era perduta”. Io, vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice:”Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Si alzò e torno da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il Cielo e davanti a te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare,, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è tornato, è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre:”Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
“Rallegratevi. Vi sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. (Lc 15,6.7)
Carissimi,
la pagina odierna di questa xxiv domenica del tempo ordinario è molto ricca. Gesù, viene ripetutamente attaccato dai farisei perché accoglie i peccatori e mangia con loro.
Per far capire il senso del condividere questa mensa, racconta la parabola divisa in tre simbologie: la pecorella smarrita, della moneta perduta e quella del Padre Misericordioso.
Le tre simbologie hanno qualcosa in comune: l’allegria, la festa, ovvio che non può mancare la Misericordia di Dio.
Chi sperimenta l’amore di Dio nella propria vita che non ha prezzi, è allegro e lo può comunicare e contagiare anche agli altri. “Rallegratevi con me!” (Lc 15,6.9) Gesù lo ha ripetuto più volte, a proposito di quel pastore che ritrova la sua pecora e di quella donna che ritrova la moneta. Lo ripete anche attraverso l’atteggiamento di quel padre che organizza una grande festa, perché quel figlio, era morto, ma è tornato in vita, poiché credeva di trovare un’altra felicità a modo suo con i propri beni, ma alla fine aveva non poteva stare lontano dall’amore del Padre.
Gesù, si mette alla ricerca di chi si allontana da lui, anche di chi assume atteggiamenti di indignazione come il fratello maggiore che ha giudicato il suo fratello, ma soprattutto l’azione del Padre.
A volte cadiamo anche noi in questo errore, di sapere chi merita o non il perdono, chi sbaglia e soprattutto di ritenerci giusti di arrivare alla vita eterna. Giudichiamo gli altri, per i loro peccati, per le loro azioni, ma ricordiamoci che dinanzi a Dio siamo tutti sono uguali, anzi non abbiamo un posto preferenziale nel suo regno: “I peccatori e le prostitute vi precederanno!” (Mt 21,31)
Buona domenica
Vostro don Arturo