“A cuarandane”, Quadernetto di – Romano Petroianni (leggi biografia)
A cuarandane
(A / cuarandan)
La quarantana è una figura allegorica, raffigurata da un fantoccio di panno nero con sette penne di galline conficcate nelle parti basse.
Questo pupazzo di stracci viene esposto in alcune strade di Lucera in un ben determinato periodo dell’anno a simboleggiare la Quaresima.
Di sicuro altri ne hanno parlato, e volutamente mi inserisco a dare ulteriori chiarimenti attraverso le regole della grammatica di Lucera.
Dall’analisi risulta che “La quarantana”, è una parola composta, femminile, formata da:
– “Quaranta-ana” –
I cui elementi sono:
– Il numero “Quaranta” (40) –
e
– il suffisso femminile “ana”, con valore di appartenenza a un gruppo, stato, ecc. –
Oltre questo si va per deduzione, per logica, che si ricava da avvenimenti storici.
Innanzitutto, si conferma il nesso tra la “Quarantana” e il termine “Quaresima” (formato dalla radice “Quar” e “esima”. cioè, dal numero “Quaranta” e il suffisso “esima”, femminile di “esimo”, in uso per formare aggettivi numerali successivi a “decimo”, come: “undicesima”, “dodicesima, “tredicesima”, quattordicesima”, ecc.) il cui significato, come riportato nei dizionari della lingua italiana, è:
– Periodo di penitenza di “quaranta giorni”, che va dalla fine del “Carnevale” (da “carne-che-vale”), con inizio dal mercoledì delle “Ceneri” fino alla “Pasqua” (dall’ebraico “passaggio”), la Domenica della redenzione di “Cristo”.
Quindi il fattore comune è la “Penitenza”.
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