In occasione della festa della donna, una dedica speciale da Gabriele Patruno.
Il pensiero è a tutte quelle donne prigioniere di una condizione dalla quale è spesso impossibile evadere.
EL’ DOARAN
Come sei misteriosa dietro il chador,
come sei bella senza il chador,
come sei triste dietro il chador,
come sei fragile senza il chador.
Piccolo fiore, bocciolo inaperto,
volevi la vita, fuggivi al deserto,
gli spazi infiniti, il sole, il calore;
la pace nell’oasi, l’ombra, il tepore.
Hai seminato amore, asperso passione,
hai mietuto mestizia, insilato delusione;
la tribù lo vuole, tu devi restare,
il Califfo è il tuo sposo, lo devi tu amare.
Intanto nell’harem, prigione dorata,
ti senti confusa, delusa, isolata;
compagna di sempre una distesa di sabbia,
appiana le dune e sei fuor dalla gabbia.
L’orma pesante il tuo peso smentisce,
il sorriso, lo sguardo, ogni affanno tradisce.
Scirocco o grecale il tuo urlo disperde,
in un posto del mondo qualcuno comprende.
Affidale pure le lacrime al mare,
forse domani non dovrai più sognare,
ama la vita per quel che verrà,
la gioia, l’amore….Insh Allah.
Insh Allah! ( Se Dio vorrà), è l’augurio conclusivo per questa donna di fede coranica. Ma quante donne non islamiche sono prigioniere del loro matrimonio e del mondo che le circonda?
Lucera, 3/4/1999 Autore: Gabriele Patruno (Lucera)