Questo mese la rubrica di Lu.C.A.Do. torna a parlarvi di relazioni violente che si basano su un’asimmetria di potere tra i sessi rafforzata dagli stereotipi che relegano la donna quasi esclusivamente ad un ruolo tradizionale di cura e di sostegno per le diverse figure maschili (padri, fratelli, partner e figli).
Il fenomeno della violenza è ciclico e si sviluppa in distinte fasi. L’innesco del cosiddetto “ciclo della violenza” è preceduto da un comportamento strategico dell’uomo mirante a isolare la donna e farle rompere ogni legame significativo di tipo familiare, amicale e con il lavoro.
Il ciclo della violenza vuole solo spiegare visivamente quello che succede in una relazione violenta.
La violenza non è continua, segue un andamento crescente fino all’esplosione che prevede la violenza fisica vera e propria e poi un periodo più o meno breve in cui l’uomo sembra pentirsi delle sue recenti azioni e chiede perdono, per poi tornare poco dopo alle vecchie abitudini.
Ma andiamo per ordine nelle differenti fasi:
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FASE 1. La crescita della tensione: L’uomo inizia ad assumere un atteggiamento ostile e scontroso. La donna avverte che la tensione cresce. Tenta di ridurla e prevenire l’escalation di violenza concentrando la propria attenzione sui bisogni dell’uomo e reprimendo le proprie paure e necessità. Molte donne affermano di sentirsi come se “camminassero sulle uova”.
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FASE 2. L’esplosione della violenza: L’uomo inizia ad insultarla, minacciarla, denigrarla, urla e rompe oggetti per spaventarla. Generalmente la violenza fisica è graduale: i primi episodi sono caratterizzati da spintoni, immobilizzazioni, per poi arrivare a schiaffi, pugni e calci, strangolamenti e all’uso di oggetti contundenti ed armi. Per rimarcare il proprio potere, l’uomo può agire violenza sessuale. La donna ha paura di morire e si sente impotente e inerme. Le reazioni sono diverse: c’è chi fugge, chi si ritrae, chi sopporta in attesa che finisca, chi protesta, chi tenta di difendersi. La violenza subita, oltre alle lesioni fisiche, produce gravi conseguenze psichiche nella donna. Molte sviluppano disturbi legati alla sindrome post-traumatica: disturbi del sonno, dolori cronici, ansia, perdita della fiducia in sé e negli altri.
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FASE 3. “La luna di miele” pentimento e attenzioni amorevoli: L’uomo, vergognandosi e sentendosi impotente, chiede perdono, dice che vorrebbe poter tornare indietro, promette di cambiare il proprio comportamento. Si dimostra “dolce, attento e premuroso”, compra regali, promette di andare in terapia e di “fare tutto il possibile per cambiare” affinché la donna non lo lasci e si separi da lui. Sono usuali anche le minacce di suicidio. La donna riscopre il compagno affascinante e amorevole dei primi periodi della relazione, così piena di speranza nel potere trasformativo del suo amore, accetta le scuse e accoglie il partner. Molte si sentono in colpa per aver pensato di lasciarlo, ritirano eventuali denunce, altre interrompono le consulenze avviate e lasciano gli alloggi protetti per ritornare al proprio domicilio impegnandosi a far funzionare il rapporto. In questa fase le donne tendono a rimuovere il ricordo dei maltrattamenti, a difendere l’autore delle violenze di fronte a terze persone e a sminuire le violenze subite. Familiari, amici e comunità di appartenenza fanno spesso grande pressione sulla donna affinché perdoni il partner e gli conceda un’altra possibilità. La luna di miele è abbastanza breve (da due giorni a sei mesi).
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FASE 4. Lo scarico della responsabilità: L’uomo non cerca le cause dentro di sé ma attribuisce la colpa del proprio agire violento a cause esterne (lavoro, situazione economica, uso d’alcool, stress, ecc.) e soprattutto alla donna che lo ha provocato o fatto qualcosa che giustifica la sua aggressione. La donna si assume la responsabilità del comportamento violento del partner, illudendosi di poter evitare altre escalation di violenza modificando la propria condotta.
Il ciclo non si interrompe finché la donna non decide di uscirne fuori. Spesso troviamo donne decise ad allontanare il compagno violento quando si trovano nelle fasi difficili, per poi cambiare radicalmente idea al momento della fase “Luna di miele”, si lasciano convincere dalle parole del compagno piene di pentimento e promesse, che però purtroppo sappiamo saranno presto infrante.
Un centro antiviolenza prende in carico le donne che subiscono questi maltrattamenti, le accoglie, le ascolta, le rende consapevoli, ma senza plagiarle, perché sono loro che decidono, che scelgono di riappropriarsi della propria identità e di rinascere, come delle farfalle chiuse in un barattolo di vetro, il cui battito di ali, seppur silenzioso è in grado di infrangere le barriere della violenza!