La musica è un potente strumento di comunicazione che trascende e annulla le differenze di razza, religione, etnia o nazionalità. La musica jazz, in modo particolare, rappresenta un formidabile strumento di dialogo interculturale, di unificazione e di coesistenza pacifica. Per questi motivi l’UNESCO ha deciso di dedicarle ogni anno una Giornata Internazionale da celebrare in tutto il mondo.
Inquadrato negli ideali di pace e di internazionalità dell’UNESCO, oltre che di valorizzazione dei sentimenti musicali della nostra terra, sabato 11 maggio 2019, alle ore 20, il Club per l’UNESCO di Lucera, presieduto dal prof. Giovanni Calcagnì, con il patrocinio e la collaborazione della Città di Lucera (FG) celebra questa importante ricorrenza offrendo alla cittadinanza, per il sesto anno consecutivo, una serata jazz ad ingresso libero (fino ad esaurimento posti) che vedrà come protagonista ROBERTO OTTAVIANO e i PINTURAS, un quartetto jazz caratterizzato da un’insaziabile voglia di conoscere e giocare con i suoni. Ma attenzione non è un gioco fine a sé stesso; si tratta, invece, come nel gioco per i bambini, della cosa più seria al mondo: un gioco in cui si scommette la propria esistenza con la propria fede, le emozioni, i valori ed i sogni. Il jazz diventa così il “pennello” veloce con cui rappresentare paesaggi e storie immaginarie, attraverso l’infinita tavolozza di colori costituita da tutte le musiche che gli artisti amano profondamente, raccolte in viaggi reali ed immaginari, e che rappresentano ancora oggi, e nonostante tutto, l’idea di un “messaggio nella bottiglia”.
Frutto della puntigliosa e attenta ricerca musicale che contraddistingue il sopranista barese Roberto Ottaviano, voce limpida, intelligente e propositiva come poche in Italia, su quel labirintico strumento che è il sax soprano, con i Pinturas (tre ottimi e poliedrici musicisti pugliesi: Nando di Modugno, Giorgio Vendola e Pippo “Ark” D’Ambrosio) Ottaviano propone un affresco dinamico e proiettato verso il futuro, ma sempre profondamente radicato nell’archetipo del Sud, esplorando con incessante attenzione le ricchezze espressive “che premono prepotentemente su una terra, come la sua, che confina con culture ancora molto diverse dalla nostra” (Maurizio Spennato).
Musicista saldamente radicato nella sua terra d’origine, Ottaviano è considerato il miglior sopranista italiano, prosecutore della ricerca di Steve Lacy e con i Pinturas disegna una personale geografia di musiche del mondo nel loro già noto, rigoroso, creativo quanto sanguigno world-jazz. La ricerca, da sempre stella polare dell’autore, qui si snoda attraverso il minimalismo allusivo cameristico, la tradizione popolare, le acute invenzioni sonore tutte amalgamate con sintesi e superiore padronanza, sia di strutture che di progettualità espressiva, tra fraseggi zigzaganti e le tipiche note smorzate, riflessive, dolenti, a cui Ottaviano usa guidare il gruppo là dove il canto e il ritmo si rallentano e sospendono per poi ripartire. “Un gran lavoro, una cifra estetica e tecnica specifica, un world-jazz che è quasi musica etnica, di grande sapienza tradizionale e sapienza sperimentale, di respiro davvero globale” (Massimiliano Bondanini). “Un percorso profumato di mediterraneo, di essenze del Sud del mondo che riesce a colpire nel segno” (Alceste Ayroldi).
L’elemento più importante del lavoro è l’osmosi tra repertorio e personalità che Ottaviano e i suoi musicisti riescono a creare. Una musica che vive di raffinati equilibri sonori; un viaggio tra geografie e poetiche diverse, che attinge dal repertorio di Brasile, Spagna, India, Camerun, Svezia, Macedonia e Lituania, caratterizzato “da una danzabilità e una cantabilità esplicite, spesso lievi, decisamente etnicheggianti” (Alberto Bazzurro). Musiche, dunque, del mondo più sfortunato e abbandonato; “espressioni luminose di culture che risplendono spesso pur attraverso le miserie cui sono costrette dalle logiche del mondo” (Sergio Spada).
Il gruppo ha finora al suo attivo i dischi “Un Dio Clandestino” pubblicato per la Dodicilune, dieci brani interpretati con una foga poetica, espressionistica, trascendente che, nell’uso del soprano e nella forza del quartetto, a tratti fa pensare ad un Coltrane riveduto alla luce della world music (Guido Michelone) e “Change the World” per Gioco del Jazz.
Si ringrazia per l’attenzione e l’eventuale, graditissima partecipazione.
Club per l’UNESCO di Lucera
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