C’è stato un lungo periodo, subito dopo la seconda guerra mondiale, in cui a Lucera la vita pubblica era fatta di partecipazione e condivisione e in cui il sale della politica era soprattutto l’impegno di amministratori e uomini di partito di largo spessore, ma anche genuini e pittoreschi.
Uno di questi fu indubbiamente Osvaldo Bellucci, soprannominato Sbarrettóne, esponente del Partito Repubblicano di Lucera.
Egli, da alcuni anni, aveva avviato una campagna di denuncia dei problemi cittadini e, con i suoi interventi e comizi, sollecitava la soluzione degli stessi. La sua verve e il suo parlare franco, uniti all’uso di espressioni dialettali e soprattutto pittoresche, lo rendevano assai popolare. I suoi comizi erano sempre affollati, perché le sue “arringhe” e le denunce pubbliche nei confronti dell’Amministrazione Comunale erano proverbiali, ma soprattutto per il suo italiano “lucerinizzato”, colorito e pieno di svarioni!
A volte, quando gli argomenti annunciati erano particolarmente interessanti, Piazza Duomo si riempiva di tante persone come se dovessero partecipare a uno spettacolo.
Le leggende metropolitane gli attribuiscono, non si sa se a torto o a ragione, la famosa frase: Ve porte u mare a Lucére e l’utilizzo, per la prima volta, del termine pezzotte per indicare “Ammizz’u spiazzale d’a Ville” (il piazzale antistante alla Villa Comunale), luogo di ritrovo dei giovani lucerini dagli anni ‘70, perché, durante un comizio, per criticarne l’installazione, esclamò “assemègghjene pezzotte de furmagge (rassomigliano a forme di formaggio).
Il suo grande seguito fu il motivo che portò l’onorevole Battaglia, vice segretario nazionale del Pri a partecipare al comizio di chiusura della campagna elettorale delle amministrative di Lucera del 1972.
La sezione del Pri preparò bene il comizio: furono affissi manifesti e diffusi volantini mentre un’auto girò per alcuni giorni per le strade cittadine ad annunciarlo.
Quando l’onorevole Battaglia arrivò in piazza Duomo, accompagnato dal segretario provinciale Finelli, la piazza era piena. C’era tanta gente che dal podio, posto davanti alla Lapide dei caduti e a fianco del portone d’ingresso del Palazzo vescovile, arrivava sino alle colonne di Palazzo Cavalli. C’erano giovani che si erano “sistemati” sui pali dei lampioni della piazza.
Osvaldo Bellucci manifestò un giudizio di forte condanna dell’amministrazione Scarano e con qualche critica rivolta alle precedenti giunte di sinistra e all’ex sindaco Peppino Papa.
La sua presentazione fu seguita, strappò applausi e incitamenti, ma fu al di sotto dei suoi migliori interventi. Sembrò che ci fosse qualcosa che lo frenasse: forse l’importanza della campagna elettorale, forse la presenza del vice segretario nazionale del Pri.
Quando terminò il suo intervento, diede senza enfasi alcuna la parola all’onorevole Battaglia, che forse non aveva mai visto tanta gente a un suo comizio.
Il vice segretario nazionale del Pri prese a parlare ringraziando i cittadini di Lucera per l’accoglienza e la grande partecipazione. Non passarono che pochi secondi e la piazza iniziò a scemare. Nel giro di qualche minuto, rimasero davanti al podio pochissime persone, forse meno di una ventina.
L’onorevole Battaglia non capì immediatamente cosa stesse succedendo; continuando a parlare lentamente, si guardò intorno cercando una spiegazione. Dopo qualche minuto, intuendo quello che era potuto succedere, chiuse il comizio con un appello al voto, che gli dovette costare tanta fatica.
Questa situazione dimostrò, ancora una volta che la gente voleva sentire solo il comizio “de Sbarrettóne”.
Il Pri non conquistò il seggio nell’elezione del 1972; neanche in quelle del 1978 e nelle elezioni successive. I comizi di Osvaldo Bellucci, però, furono sempre seguiti; le sue uscite pittoresche continuarono a essere una denuncia dei problemi e uno stimolo agli amministratori per risolvere i problemi della città.