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21 Novembre 2024
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Pillole Dialettali, Storie: Sammechèle (San Michele), una chiesa perduta

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Agli inizi del 900’ il RIONE PORTA CROCE di Lucera era quasi del tutto disabitato e ivi si organizzavano le fiere di bestiame.

Poco prima e dopo la Prima Guerra Mondiale cominciarono a sorgere i primi insediamenti abitativi, la cui crescita si accentuò nel dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale.

Sorse, pertanto, la necessità di dare una chiesa ai numerosi fedeli che popolavano il nuovo quartiere.

Per iniziativa del Vescovo Mons. De Girolamo venne acquistato un edificio, sito nell’attuale Via Trieste, costruito a metà Ottocento, inizialmente utilizzato come mattatoio comunale, e poi, con il trasferimento di quest’ultimo “ abbassc’u macèlle “, nel 1911, a latteria, dai sigg. Cavalli e Laccone.

L’edificio venne adattato a luogo di culto, con l’inaugurazione della Chiesa il 24.10.1926, come attesta il bollettino diocesano del tempo, affidato alla Pia Unione del Sacro Cuore e di San Michele, con il titolo ufficiale, non parrocchiale, di Cristo Re; meglio conosciuta come “ ‘A CHÍJSE DE SAMMECHÉLE “ (Chiesa di San Michele), perché all’interno venne collocata una statua settecentesca di San Michele.

Nella nuova chiesa si celebrava la messa nei giorni festivi, si teneva “ ‘a duttríne “ (il catechismo) per i ragazzi del quartiere, le prime comunioni e, ogni anno, si faceva la processione di Cristo Re, per le vie della città.

Fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, anche la statua di San Michele, partecipava, con altri trentacinque santi, alla processione del 16 agosto in onore di Santa Maria Patrona.

Con la crescita del quartiere porta Croce e del conseguente numero dei fedeli, s’impose la necessità della costruzione di un nuovo tempio, la nuova Chiesa di Cristo Re, divenuta parrocchia ed affidata ai Padri Giuseppini.

‘A CHÍJSE DE SAMMECHÉLE “, rimasta aperta al culto per trentacinque anni, divenuta pericolante, venne abbattuta negli 60’ e con la permuta del suolo edificabile fu costruita la chiesa di San Pio X “ a pèzz’u Laghe“.

 

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