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21 Novembre 2024
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Dialettando 309 – Modi di dire Lucerini

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lino-montanaro“Dialettando” , la rubrica di Lino Montanaro propone tutti i giovedì proverbi e modi di dire lucerini, tramandati di generazione in generazione, per non dimenticare le origini della nostra amata Lucera.

DIALETTANDO 309

A Lucera non si dice “Sono impotente davanti a tutti questi torti “ ma si dice
– “TUTTE I VUTTATE SONNE I MÍJE “ – (Traduzione: Tutte le spinte sono contro di me)

A Lucera non si dice “La tua è stata un’affermazione veramente pesante” ma si dice
– “L’È LLESCIATE STU SORTE DE TRÈ “ – (Traduzione: Hai buttato questo tre)

A Lucera non si dice “Mi devi raccontare ogni particolare” ma si dice
– “MÒ, M’ÉJA DÌ U FATTE PÍLE, PÍLE “ – (Traduzione: Adesso, devi dirmi il fatto in ogni pelo)

A Lucera non si dice “È tanto tempo che non ti fai vedere.” ma si dice
– “DA NDÒ VÌNE, DA MBORCHJE? “ – (Traduzione: Da dove vieni, dalla contrada Imporchia di Alberona?)

A Lucera non si dice “Lavora senza arrestarsi mai” ma si dice
– “S’È MMISSE O STAGGHJE” – (Traduzione: Si è messo a cottimo)

A Lucera non si dice “È una persona senza scrupoli, che vive alle spalle degli altri” ma si dice
– “È PROPETE NU BBUBBAZZÍSTE “– (Traduzione: È proprio un approfittatore)

A Lucera non si dice “Il peso della famiglia è tutto sulle mie spalle” ma si dice
– “STANNE TUTTE SÓPE SCKITTE A N’ÚSSE” – (Traduzione: Sono tutti su di me )

A Lucera non si dice “Ha ricevuto un calcio con tutta la forza sul calcagno” ma si dice
– “L’È RREVATE NU CAVECE ATTERRÈNDE ATTERRÈNDE ND’O SPEZZILLE “ – (Traduzione: Gli è arrivato un violento calcio al malleolo)

A Lucera non si dice “Adesso stai veramente esagerando!” ma si dice
MA CHI T’À PEZZECATE ‘NGÚLE? “ – (Traduzione: Ma chi ti ha pizzicato il sedere?)

A Lucera non si dice “Sei una persona inconcludente” ma si dice
– “TU SÌ CÚM’A FERCÍNE DIND’O BBRÓDE, NZÌRVE A NNINDE”– (Traduzione: Sei come la forchetta nel brodo, non servi a niente)

 

REGOLE DI PRONUNCIA

Il dialetto lucerino, come del resto ogni dialetto, ha le sue ben precise e non sempre semplici regole di pronuncia. Tutto questo, però, genera inevitabilmente l’esigenza di rispettare queste regole non solo nel parlare, ma anche e soprattutto nello scrivere in dialetto lucerino. Considerato che il fine di questa rubrica è proprio quello di tener vivo e diffondere il nostro dialetto, offrendo così a tutti, lucerini e non, la possibilità di avvicinarvisi e comprenderlo quanto più possibile, si ritiene di fare cosa giusta nel riepilogare brevemente alcune regole semplici ma essenziali di pronuncia, e quindi di scrittura dialettale, suggerite dall’amico Massimiliano Monaco.

1) La vocale “e” senza accento è sempre muta e pertanto non si pronuncia (spandecà), tranne quando funge da congiunzione o particella pronominale (e, che); negli altri casi, ossia quando la si deve pronunciare, essa è infatti sempre accentata (sciulutèzze, ‘a strètte de Ciacianèlle).

2) L’accento grave sulle vocali “à, è, ì, ò, ù” va letto con un suono aperto (àreve, èreve, jìneme, sòrete, basciù), mentre l’accento acuto “á, é, í, ó, ú” è utilizzato per contraddistinguere le moltissime vocali che nella nostra lingua dialettale hanno un suono molto chiuso (‘a cucchiáre, ‘a néve, u rebbullíte, u vóve, síme júte), e che tuttavia non vanno confuse con una e muta (u delóre, u veléne, ‘u sapéve, Lucére).

3) Il trigramma “sck” richiede la pronuncia alla napoletana (‘a sckafaróje, ‘a sckanáte).

4) Per quanto riguarda le consonanti di natura affine “c-g, d-t, p-b, s-z” è stata adottata la grafia più vicina alla pronuncia popolare (Andonije, Cungètte, zumbà) quella, per intenderci, punibile con la matita blu nei compiti in classe.

5) Per rafforzare il suono iniziale di alcuni termini, si rende necessario raddoppiare la consonante iniziale (pe bbèlle vedè, a bbune-a bbune, nn’è cósa túje) o, nel caso di vocale iniziale, accentarla (àcede, ùcchije).

6) Infine, la caduta di una consonante o di una vocale viene sempre indicata da un apostrofo (Antonietta: ‘Ndunètte; l’orologio a pendolo: ‘a ‘llorge; nel vicolo: ‘nda strètte).

[LINO MONTANARO BIOGRAFIA E PUBBLICAZIONI PRECEDENTI]

 

 

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