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21 Novembre 2024
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Sfogliando: “FÀ ‘A SETÈLLE”

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I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.

“FÀ ‘A SETÈLLE”

santini

Traduzione: “Usare il setaccio“.

Significato: Interpellare i Santi per conoscere il futuro.

Curiosità: Predire il futuro è stata un’esigenza antica nata con l’uomo. Nell’antica Grecia, ove tale bisogno era molto avvertito, esisteva la figura dell’oracolo che aiutava a conoscere il futuro, dando risposte ambigue che bisognava saper interpretare. Continuando, presso i Romani troviamo gli “auguri”, sacerdoti capaci d’interpretare la volontà degli dei. Con l’affermarsi del cristianesimo, la pratica della predizione del futuro attraverso l’interpello delle divinità venne gradualmente, ma solo apparentemente, abbandonata. Essa sopravvisse nei secoli tra le masse contadine, e ancora oggi è possibile rinvenirne tracce nella memoria del mondo rurale, anche lucerino, con la variante che gli antichi dei furono sostituiti dai Santi cristiani, ai quali ci si rivolgeva con spirito religioso, ma con finalità profane. Uno dei riti lucerini più antichi per conoscere in qualche modo il futuro era quello da setèlle (del setaccio), un arnese contadino utilizzato per separare il fiore di farina dalla crusca, che era usato, in questa occasione, come strumento per ricevere risposte a domande poste sul futuro, una sorta di oracolo particolare. Per procedere si utilizzava anche un paio di forbici da infilare sul bordo da setèlle. Ciò permetteva a due persone, sedute una di fronte all’altra, d’introdurre un dito, rispettivamente, in uno dei due anelli della forbice stessa. Poi iniziava il rito vero e proprio, con il pronunciamento di una formula che prevedeva l’invocazione di Santi cui si ponevano le domande. Un qualsiasi movimento da setèlle era considerato una risposta positiva al quesito; se ‘a setèlle rimaneva immobile la risposta era negativa. A tale credenza si ricorreva per conoscere l’esito del raccolto, di un affare, per evitare di essere raggirati da qualcuno o, addirittura, per avere un responso sulla fedeltà del proprio coniuge.


Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca

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