I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.
” TÉNGHE CINQUÀCINGHE MÁNE “
Traduzione: (Ho cinquantacinque in mano).
Significato: “Essere nelle condizioni più favorevoli per riuscire in qualcosa ”.
Curiosità: “L’espressione è presa dal gioco d’azzardo di carte, chiamato “ ‘A STOPPE “, una sorta di poker all’italiana. Si gioca con le napoletane il cui mazzo è composto da 40 carte suddivise in 4 pali (bastoni, bicchieri, denari e spade); per ogni palo ci sono 10 carte (asso, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, donna, cavaliere e re). ll numero di giocatori è normalmente di 4. Ciascun giocatore mette la posta concordata nel piatto; si definisce, inoltre, il valore minimo dell’azzardo e quello massimo che di norma non supera il valore dell’importo del piatto. Le carte vengono distribuite coperte in quattro mani dal cartaro: tre carte per le prime tre mani e una per l’ultima mano, così che ogni giocatore riceva 10 carte. Il gioco si sviluppa in ogni mano: un giocatore, fissando l’azzardo, sfida gli altri giocatori a vedere le sue carte. La sfida può essere accettata da uno o più giocatori o meno; nel caso venga accettata, gli sfidanti annunciano il punto raggiunto e chi dichiara di avere il punto più alto ha l’obbligo di mostrare le carte. Il vincitore riceve l’azzardo convenuto che gli viene dato da ogni perdente. Questa fase del gioco si chiama la fase delle “pruvatelle”. Quando i giocatori hanno nelle loro mani le dieci carte si passa alla fase del gioco detta del “punto finale”. Anche qui ogni giocatore può porre l’azzardo e come per le “pruvatelle” la sfida può essere accettata da uno o più giocatori o meno; nel caso venga accettata, gli sfidanti annunciano il punto raggiunto e chi dichiara di avere il punto più alto ha l’obbligo di mostrare le carte. Chi vince recupera il piatto più l’azzardo convenuto che gli viene dato da ogni perdente. Se nessun giocatore pone l’azzardo, il cartaro recupera il piatto. L’ultima fase del gioco, che da il nome al gioco stesso, è quella della “stuppate”. Il giocatore di mano inizia a mettere sul tavolo le carte in ordine crescente, permettendo agli altri di scendere con le loro. Vince la “stoppe” chi rimane senza carte; paga al vincitore la posta concordata, per ogni tre carte, il giocatore che rimane con le carte in mano.La descrizione delle modalità di svolgimento del gioco si completa con il calcolo dei punti che è determinato dal valore attribuito alla carte. Le tre figure valgono ognuna dieci punti, il due dodici, il tre tredici, il quattro quattordici, il cinque quindici, l’asso sedici, il sei diciotto, il sette ventuno. Il valore massimo raggiungibile è cinquantacinque in presenza dell’asso, del sei e del sette, appartenenti allo stesso palo. Con cinquantacinque si ha la certezza di vincere; nel caso che più giocatori raggiungano il punteggio di cinquantacinque, la vincita va al giocatore di mano, ovvero a colui che è stato servito dal cartaro per prima. Da qui il detto “tengo in mano cinquantacinque”
Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca