I proverbi e i modi di dire lucerini sono tanti. Di solito la loro origine è lontana e frutto di culture passate. Molto spesso hanno alle loro spalle un riferimento ben preciso, ovvero una storia e un significato, che non molti conoscono, dato che si tratta di detti appartenenti alla tradizione, alcuni scomparsi e altri poco in uso. Allora, non è mai troppo tardi per riproporli e questa rubrica offre un’opportunità piacevole, e speriamo interessante, per saperne di più.
“ACCUSSÌ DECÉVENE L’ANDÍCHE”
Traduzione: (Così dicevano gli antichi)
Significato: “Sono gli antichi idiomi dialettali dei nostri vecchi, quelli usati nella vita di tutti i giorni”
Curiosità: “Lucera, com’era comune a tante località italiane, aveva una popolazione quasi totalmente analfabeta e, pertanto, per trasmettere le regole di vita del popolo, venivano utilizzati proverbi, espressioni, modi di dire, che spesso citavano personaggi reali o inventati della storia spicciola lucerina. Con il passare del tempo, ci stiamo disabituando ad usarli perché estranei al nostro lessico familiare e quotidiano, quasi inappropriati in un contesto espressivo dove prevalgono l’immediatezza e la rapidità della comunicazione. Ne consegue che essi andranno irrimediabilmente perduti o, perlomeno, si avranno serie difficoltà a chiarirne l’origine, anche perché il dialetto tende sempre più ad italianizzarsi. Ecco alcune locuzioni usate fino a pochi anni fa che, spesso, rappresentavano l’unica vera maniera per esprimere un certo concetto .
È ARREVÁTE CICCE CAPPUCCE = È arrivato Ciccio Cappuccio = È solo uno spaccone, un fanfarone, uno sbruffone. La locuzione prende origine da Ciccio Cappuccio un potente e carismatico capo della camorra napoletana della seconda metà dell’ottocento che divenne così famoso tanto da essere considerato il guappo e l’uomo d’onore per antonomasia. Il soprannome venne affibbiato anche ad guappo lucerino noto per i suoi atteggiamento rissosi e spavaldi che erano, però tutta apparenza, perché alla fine in realtà non era nessuno.
N’A FÁTTE CCHIÙ ISSE CHE PITRE BBAJELÁRDE = Ne ha combinate più lui che Pietro Bailardo = E’ una persona con una dubbia reputazione. Il modo di dire prende origine da Pietro Bailardo medico della Scuola Salernitana, noto negromante che stupì i suoi contemporanei con i suoi esperimenti chimici ma che finì bruciato sul rogo.
QUARANDÒTTE U PANDASME DE MARÍJA CAPPOTTE = Quarantotto il fantasma di Maria Cappotte = Nella tombola lucerina è il significato assegnato al nr.48, in alternativa a “morto che parla “. Maríja Cappotte è nella tradizione il fantasma di una signora che ha l’abitudine, durante un temporale, di uscire dai “ lavarúne “(pozzanghere), per andare a far paura ai bambini.
‘STU BBÁBBE DE VOCCE = Sei come lo stupido di Voccia = Tu sei proprio uno scemo = “Bbábbe de vocce” era il soprannome di tale Antonio Voccia, uomo alto e robusto ma un po’ strano e bizzarro, e afflitto da un modo di parlare scorretto.
U BBÀBBE MUSSERÚSSCE NZAPÉVE L’ARCHE I RUFANÈLLE NDÒ ÉVE = Lo scemo di Musserússce non sapeva dove era ubicato l’arco delle orfanelle = Finge di non capire o di non sapere qualcosa. “U bbàbbe musserússce” era probabilmente un popolano con qualche handicapp. Originariamente esisteva un collegamento tra il Duomo ed il Convento S. Anna, con un passaggio a ponte sulla strada, ed il relativo porticato era infatti chiamato “Sòtt’a l’arche i ruffanèlle ” (vedasi foto allegata).
Dopo che il Duomo venne dichiarato monumento nazionale nel 1874, su iniziativa di Ruggero Bonghi, il tutto venne abbattuto.
U CÚNDE DE ZECULILLE = Il racconto di Zeculille = Un racconto che non finisce mai: :I lucerini di una volta erano soliti raccontare ai bambini per farli stare quieti e per farli addormentare o anche agli adulti intorno al braciere nelle fredde sere d’inverno avventure e gesta di personaggi reali o di fantasia, dilungandosi spesso fino a confondere le idee a chi stava ad ascoltare. Zeculille era appunto uno di questi personaggi, la cui storia, tramandata di generazione in generazione, si è persa nel tempo fino al punto che nessuno è stato più in grado di conoscerne l’origine.
UHÈ,UAGLJÓNE, TU TE FÀ VEDÈ DA PERNIÓNE! = Ehi! Ragazzo, tu ti devi far visitare da Perniola = Sei uscito fuori di testa?. Il modo di dire prende origine dal Dottor Filippo Perniola Direttore del’Ospedale Psichiatrico di Foggia nella seconda metà del secolo scorso, autore di numerosi trattati di psichiatria.
VACCIU CCUNDE A CARACOZZE A FOGGE! = Vallo a raccondare a Caracozze di Foggia = Ma chi credi di imbrogliare! “Caracozze” era un famoso personaggio foggiano che, per troppa ingenuità, credeva a tutto e a tutti con facilità eccessiva. Il termine è stranamente usato a Lucera per indicare un credulone.
VÁCE TURNE TURNE E VÁCE NGÚLE A PPACIÚRNE = Gira intorno a perdere tempo e va nel sedere di Paciurne = La sua inconcludenza infastidisce e provoca stizza agli altri. Paciúrne è un personaggio inventato, citato soltanto per una questione di metrica ed incarna tutte persone che amano vivere in tranquillità , ma che vengono messe in mezzo contro la loro volontà.
Rubrica di Lino Montanaro & Lino Zicca